Che giochi fa mio figlio?


Il gioco dovrebbe essere considerato l’attività  

 più seria dell’infanzia.” (Montaigne)



Il gioco è l’attività essenziale nella vita di un bambino. Il gioco è un’attività che permette al bambino lo sviluppo delle funzioni cognitive e modella il suo intelletto. Attraverso il gioco il bambino impara, crea e gestisce  il suo spazio-tempo.

Ogni età ha i suoi giochi, a seconda dello sviluppo psicofisico del bambino. Il bambino può così esplorare, conoscere, apprendere.

Nella prima infanzia il bambino ha delle specifiche esigenze: l’esplorazione è alla base di questi bisogni. I giochi devono essere diversificati e fatti di materiali con il quale il bambino possa scoprire e sperimentare. I canali percettivi usati dal bambino sono il tatto,  l’udito e la vista.

E’ quindi importante privilegiare  materiali morbidi e di facile manualità, suoni di ogni genere, musica e vari rumori. La vista è, oramai, il canale percettivo di comunicazione più spesso utilizzato; le case sono piene di televisioni, tablet, telefonini e computer che in qualsiasi momento permettono di vedere, giocare e conoscere. 

I videogiochi sono il nuovo incubo dei genitori.

 Le attività ludiche  a cui i bambini si dedicano si modificano nel corso dello sviluppo, seguendo il passo del loro livello psicologico e intellettivo.

Ma i bambini non giocano per sviluppare o accrescere le loro funzioni cognitive (essi non sanno cosa sono)! I bambini giocano per un’altra motivazione per niente banale: il gioco gli procura piacere. 

Il bambino che non ha giocato molto da piccolo o che spesso è stato "adultizzato", non conserva dentro di Sé la voglia di giocare,  perché non ricorda il piacere.

Cosa  apprende il bambino giocando?

Attraverso il gioco il bambino non solo impara a utilizzare gli oggetti, esplora, e sperimenta:

  • si rende conto dell’esistenza delle leggi del caso e delle probabilità;       
  • impara le regole di comportamento che vanno rispettate;
  • impara a vincere e a perdere capendo che  il mondo non crolla.

Perché il bambino impari questa lezione occorre che i genitori non attribuiscano importanza al vincere ma al piacere del gioco.

Il bambino che impara anche dalla sconfitta arriva a convincersi di potercela fare, nella vita  nonostante i fallimenti temporanei, persino in situazioni identiche a quella che l’avevano visto sconfitto.

La frase “E’ solo un gioco” è la più sbagliata, poiché per i bambini il gioco è qualcosa di serio.

Che giochi fanno i bambini?

Per gli psicologi infantili basta vedere un bambino in una stanza con dei giochi per capire il suo mondo e di come interpreta le relazioni con l’ambiente circostante. Attraverso il gioco esprime cose che non riuscirebbe a tradurre in parole.

  •  I bambini creativi spaziano scoprendo, esplorando e creando sempre nuovi giochi da fare da soli o insieme agli altri. Sono quelli che con gli oggetti di ogni genere creano una storia, un esperimento e applicano spesso le leggi della fisica e della matematica (Spesso cercano di soverchiarle). Ogni cosa ha una finalità ludica dopo che hanno capito come poterla utilizzare.
  • I bambini motori utilizzano il gioco nella forma di espressività corporea, l’oggetto è finalizzato a l’uso del corpo. La palla, la corda e altri strumenti sono utili per saltare, correre e fare ogni tipo di prodezza con le braccia e le gambe. Non sono mai stanchi, sempre pronti per tuffarsi in un’attività corporea.
  • I bambini psichici utilizzano il gioco esprimendo maggiormente le loro funzioni cognitive, preferiscono giochi con regole e con risposte. Il loro maggior divertimento si esprime nel risolvere quesiti. In loro è insito uno spirito di sfida costante, non necessariamente con gli altri.

Quasi tutti i bambini sono una miscela di queste tre categorie sopra descritte anche se vi è una parte spesso la predominante.

 

Infine ci sono i bambini che giocano poco: esplorano, creano e sperimentano con una funzionalità bassa. Sono ripetitivi e si fissano su alcuni giochi. Questi bambini rischiano di sviluppare deficit cognitivi e sono fortemente attratti da giochi più passivi dove è chiesto poco sforzo di creatività, esplorazione e scoperta.  Essi si fissano su schemi già appresi, sono poco inclini a un’esplorazione attiva.

Le motivazioni di un mancato sviluppo del gioco sono svariate e possono avere alla base: sindromi, malattie, traumi, deficit cognitivi.

 

 


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