Obesità infantile


Il Lock-down da Covid-19 ha avuto tanti effetti sulla popolazione, tra questi uno salta subito all'occhio, l’aumento di bambini e ragazzi che sono in sovrappeso o obesi. I mesi passati a casa con i genitori, l’assenza di attività sportive o ludiche all'aria aperta, hanno avuto delle forti ripercussioni sulle generazioni più giovani.

Il nostro paese spiccava già nella classifica europea per avere una percentuale di bambini in sovrappeso, “merito” della scarsa educazione alimentare e dei cibi considerati “junk food” ossia cibo malsano.
Se escludiamo le cause puramente mediche, molte ricerche cliniche hanno mostrato che l’obesità nei bambini ha origine in alcune dinamiche familiari, le quali si mantengono fino all'età adolescenziale. Nelle dinamiche familiari più frequenti si ritrovano comportamenti alimentari e atteggiamenti culturali che i genitori trasmettono nel contesto familiare ed educativo collegati spesso a problematiche di comunicazione e interazione tra genitori e figli.

Il cibo è il primo canale comunicativo tra genitore e figlio e, di conseguenza, rappresenta la prima modalità del bambino di poter entrare in relazione con i propri genitori.

I genitori tendono a sostituire il ruolo del cibo a quello della relazione, stimolando il bambino a nutrirsi in modo eccessivo e sregolato. La nutrizione acquista quindi un valore emotivo e si configura come un ulteriore mezzo per esprimere il proprio affetto o alle volte per sopperire a qualche senso di colpa.

Se questo comportamento si manifesta con una certa frequenza in famiglia sostituiscono cure e attenzioni, provocando nel bambino stati emotivi che finiscono per portarlo alla ricerca di cibo. Le frasi più comuni che il bambino pronuncia possono essere: “Mangio perché mi annoio, perché mi sento solo, perché non so con chi comunicare…”.

Un po’ di Teoria

L’obesità è un disagio fisico che ha radici nella relazione tra il bambino e i genitori. Secondo gli studi dell’attaccamento, il rapporto tra madre e figlio si instaura con una comunicazione emotiva simile ad una danza, la sintonizzazione affettiva (D. Siegel) che ne deriva acquista un certo significato. 

Se la relazione diadica  è “sufficiente buona” permette al bambino di organizzare esperienze corporee ed emotive, fino a raggiungere il suo equilibrio psicosomatico. Perché questo accada è fondamentale che la madre rappresenti “una base sicura” (J.Bowlby), capace di adeguarsi ai bisogni del figlio, di trasmettere al bambino il senso di protezione e nello stesso momento di sostenerlo nell'esplorazione del mondo circostante, esponendolo con gradualità alle difficoltà rappresentate nell'entourage.

Nel momento in cui però lo stile materno diviene iperprotettivo e controllante, il bambino non si sentirà più sicuro e interromperà il normale processo di esplorazione, dirigendosi a voler corrispondere presto a desideri e aspettative materne, piuttosto che sviluppare la propria iniziativa e individualità; questo potrebbe comportare difficoltà a livello dell’interazione sociale, dell’acquisizione dell’autostima e del senso di identità.

Il bambino obeso cresce solitamente in un ambiente ipercontrollato e restrittivo, in cui il cibo diviene il mezzo per esprimere l’affetto e per placare ansia e sensi di colpa. Spesso i genitori dei bambini obesi mantengono i propri figli in un contesto di isolamento dagli stimoli sociali e in rapporto esclusivo e idealizzato con una madre iperprotettiva. In tale contesto, il comportamento iperfagico del figlio nascerebbe dalla tensione generata nei confronti dei contatti sociali o, più spesso, da un senso di vuoto interno, di noia, dalla sensazione di non avere controllo sulla propria vita. 

Le ricerche nelle neuroscienze hanno dimostrato che i bambini in sovrappeso o obesi hanno un aumento del cortisolo (L'ormone dello stress).

In pratica cosa occorre fare?

  • Un approccio integrato medico-psicologico al bambino/ragazzo deve tenere conto della sofferenza in termini di “complessità” (quale unità mente-corpo). In tale ottica, la diagnosi e la cura dei disturbi in età evolutiva necessitano del coinvolgimento dei familiari del paziente sia per una adeguata comprensione dei disturbi stessi, sia per allestire programmi di intervento mirati, in cui l’alleanza terapeutica con il genitore svolge un ruolo essenziale.
  • La possibilità di una buona comunicazione con almeno uno dei genitori, la capacità di godere della compagnia degli amici, di avere interessi e di assumersi responsabilità sono state individuate come caratteristiche ambientali e psicologiche che favoriscono il successo di una dieta; al contrario, atteggiamenti genitoriali autoritari, iperprotettivi e perfezionisti costituiscono una delle cause più frequenti di fallimento.


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